- BY dberti
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Questo il titolo del 47° Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria, che quest’anno si svolgerà il 9 e 10 giugno presso l’Excelsior Palace Hotel di Rapallo.
Nell’equilibrio tra innovazione e tradizione si gioca il futuro delle imprese e del Paese.
Troviamolo insieme, perché c’è una nuova impresa e ci sono nuovi imprenditori.
È la new economy, la sharing economy, la circular e la green economy.
Sono i blogger che fatturano milioni e gli start upper che fanno exit miliardarie.
Sono le piattaforme social su cui si vincono e perdono le elezioni, i marketplace che vendono tutto a tutti.
Ma c’è anche la old economy. Quella che di tradizionale ha conservato solo l’eccellenza che l’ha fatta grande, perché negli anni si è innovata, digitalizzata, interconnessa.
Che ha fuso prodotti e servizi e costruito nuove filiere fra Bari e Dubai.
Perché la nuova economia non è quella che ha fatto un salto tecnologico. Non solo.
La nuova economia è quella che ha fatto un salto politico: ha cancellato i confini.
L’identificazione con la fabbrica o il negozio è sempre meno importante, la localizzazione non è solo produttiva ma del brand, l’Europa è il nuovo mercato domestico e la libera circolazione di persone e merci non è negoziabile.
Una rivoluzione che crea ricchezza e disuguaglianza.
Una rivoluzione che unisce mercati e divide le persone.
Perché è una rivoluzione a cui la politica non riesce a tenere testa.
Non sa darsi nuove regole di fisco, concorrenza, rappresentanza e lavoro.
Non sa creare nuove speranze.
Alla disoccupazione giovanile, alle migrazioni, alla diffidenza verso gli OGM e il commercio internazionale, al timore di robot e finanza, risponde con il populismo.
Alla cessione di sovranità dell’economia, contrattacca con il nazionalismo e la Brexit.
Alle nuove catene globali del valore, con il protezionismo.
Fra la new economy e la oldpolitics, è vero, c’è un divario enorme.
Ma ci sono anche le persone che possono colmare questo vuoto.
Sono i giovani. Gli imprenditori giovani. O i Giovani Imprenditori.
Quelli che l’Europa è una condizione, non una opzione.
Quelli che la tecnologia è un mezzo, non un limite. Quelli che “è la new economy, bellezza!” non è una resa, ma una opportunità.